Auro, interpretato da un irriconoscibile per l’aspetto ma riconoscibile per la bravura,Amitabh Bachchan, ha tredici anni ma il suo aspetto è quello di un anziano signore intelligente e spiritoso. Ha un difetto genetico estremamente raro che provoca l’invecchiamento accellerato. Auro vive con sua madre Vidya (Vidya Balan) e la sua nonna che lui chiama Bum ( a causa del sedere tondo e grande).
Il film si apre con l’arrivo di Amol giovane politico con profondi ideali e con la missione di riportare ordine nel suo paese. Auro e Amol si conoscono ma non sanno di essere padre e figlio. Vidya ha avuto Auro quando era molto giovane e stava compiendo i suoi studi in Inghilterra. Amol disse che voleva diventare un politico e che dovevano aspettare ad avere figli così la ragazza torna in India e cresce Auro da sola scomparendo dalla vita di Amol e non confessandogli che terrà il bambino.
Auro e Amol cominciano ad avere un rapporto dato da circostanze molto divertenti e Vidya è costretta a rivedere la sua volontà di raccontare la verità sul padre a suo figlio.
Oltre al solito intrigo e risoluzione dei sentimenti del cinema di bollywood, Paa racconta la volontà di vivere felici nonostante le condizioni fisiche ed emotive non siano ideali. Auro è un bambino ironico, felice e con una splendida vita sociale. Sua madre lo accetta e lo ama immensamente per quello che è e nonostante sia assolutamente consapevole del poco tempo che suo figlio spenderà sulla terra.
Spesso l’accettazione non esiste perchè non si vogliono vedere le differenze. Non si può diventare uguali negando le differenze. Esistono e vanno riconosciute. Ogni essere umano è unico. L’ayurveda questo ce lo insegna bene. Ognuno nasce con una sua personale costituzione: non si può generalizzare, non si può uniformare. Ci hanno abituati a standardizzarci in ogni forma: nel lavoro,nella famiglia,nel modo di vestire.
Se si desidera” incontrarsi” l’un l’altro, bisogna anche accollarsi il rischio delle differenze e accettare che queste facciano parte della vita e dell’amore. L’accetazione di sè e degli altri è sempre un’esperienza rivoluzionaria perchè ha in sè una forza che trasforma e che non ti fa guardare il mondo con gli occhi del mondo ma con i propri personali meccanismi ed emozioni interiori. Scoprire come amarsi e vivere nell’accettazione totale diventa un’avventura dandosi la possibilità di lasciarsi sempre soprendere.
“Immortale è chi accetta l’istante. Chi non conosce più un domani.“
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, 1947